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“Mentre Gesù usciva per la via, un tale accorse e, inginocchiatosi davanti a lui, gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?”

 

Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. Tu sai i comandamenti: Non uccidere; non commettere adulterio; non rubare; non dire falsa testimonianza; non frodare nessuno; onora tuo padre e tua madre.

Ed egli rispose: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia gioventù”.

Gesù, guardatolo, l'amò e gli disse: “Una cosa ti manca! Va', vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi”.

Ma egli, rattristato da quella parola, se ne andò dolente, perché aveva molti beni.” (Marco 10,17-22)

  Sapere “cosa fare per ricevere la vita eterna”! “Dio, mi riceverà, si o no?” La domanda di tante persone religiose. E, nell’incertezza totale, si chiedono: “Cos’altro posso fare?”.

Anche questo “bravo” giovane (Matteo 19,20) desidera sapere… Quindi Gesù gli indica i comandamenti, cioè: una giustizia perfetta. Il giovane replica che tutto ciò è stato oggetto della sua attenzione e osservanza fin dalla fanciullezza, perciò si chiede cos’altro debba fare. E Gesù, “Colui che investiga i cuori” (Geremia 17,10 cfr Apocalisse 2,23), pone questo giovane allo scoperto: davanti al suo stato di disubbidienza a quei comandamenti che egli stesso riteneva dipendesse la sua vita, terrena e futura! “Va’, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo;  poi vieni e seguimi”. Parole che rattristarono non poco il cuore di questo ricco e che, forse, gli causarono tanta sofferenza. Sicché, senza alcuna altra replica, silenzioso, si voltò e andò via: tornò ai suoi molti beni che possedeva. Si auto-squalifica: come poteva cercare la vita eterna (la dimora celeste) avendo un cuore così legato alla vita (dimora) terrena? E’ stato giustamente detto: Non legare il cuore a nessuna dimora, perché soffrirai quando ti strapperanno via da essa.

Fino a quel momento egli riusciva a vivere secondo le regole, ma messo davanti allo spirito dei comandamenti, che si riassumono in un amore intenso verso Dio, il Signore, e il “prossimo come te stesso”, la scelta è fatta: “Amo me stesso!”.

E’ bene precisare che il dono dei propri beni ai poveri non è condizione per avere la vita eterna; infatti, a nessun altro Gesù disse questo, ma un cuore disancorato da tutto ciò che è temporale, aperto verso il Signore e che confida soltanto in Lui per la vita eterna, proiettato verso il cielo, si (vedi Zaccheo, Luca 19,2-10). E questo giovane, in realtà, mostrò di non essere interessato ai tesori della vita eterna nel cielo, perché“dov’è il tuo tesoro, lì è anche il tuo cuore”. Ecco che come non avverrà mai che un cammello passi attraverso il foro di un ago, così una persona col cuore ancorato al “terreno” non la si potrà mai incontrare  in cielo!

Perché è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio (Marco 10,25).


Mentre abbiamo lo sguardo intento non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne.

(2Corinzi 4,18).

 

 

Si racconta di un visitatore che si recò a salutare un grande maestro giudaico. Entrato in casa fu sorpreso dall’assenza di mobili e di come l’abitazione fosse totalmente spoglia. Ne chiese la ragione. Ma il maestro gli replicò: “E i tuoi mobili dove sono?”. E il visitatore: “Ma io sono di passaggio”. “Anch’io”, concluse il maestro.

 

Il giovane ricco non poteva ricevere la vita eterna, senza possedere in sé stesso la consapevolezza di essere transitorio su questa terra; perché è questo stato di maturità, nella propria coscienza, che ti fa cercare l’essenziale: la vita eterna, e con essa il senso e lo scopo della vita cristiana: seguire Gesù (“… poi vieni e seguimi” Marco 10,21).

Ci accorgiamo, purtroppo!, sempre più, che “essenziale” per la nostra società è ciò che si vede, ciò che si può acquistare, accumulare, conservare semmai per assicurarci giorni tranquilli e sereni in periodi di “sventura”. Si è così presi dall’abitudine dello “avere”, dell’ “investimento”, che tale ansia si riesce a proiettarla anche in vista della morte. Dopo la casa in città,  al mare, in campagna e/o in montagna, rimane quella nell’aldilà. Infatti, accadde –leggevo- in un paese del meridione che, “i mille e trecento loculi nuovi costruiti dal Comune non sono bastati! I cittadini si sono messi in fila per aggiudicarseli; con la conseguenza che chi, suo malgrado, ne ebbe veramente  bisogno, non sapeva come fare! Perciò, il Comune ora deve preoccuparsi di ingrandire l’attuale cimitero o farne uno nuovo…”.

E’ legittima, e va rispettata, la preoccupazione per la sepoltura del corpo, se sottoterra o in un loculo, ma non prima di esserci assicurati una casa nel cielo, in Paradiso.

Gesù disse: Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? (Matteo 16,26).

 

Se sei intento, anche se nel tuo piccolo, a “guadagnare tutto il mondo”, la perdita che stai facendo di beni superiori, celesti ed eterni, è incalcolabile! C’è qualcosa di equivalente che –in giudizio- potrai offrire per redimere l’anima tua?

Niente, proprio niente  potrai dare in cambio della tua anima!

Davide Martella