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Per farsi conoscere, Dio ha mandato il Suo Unigenito Figlio. Infatti l’Evangelo di Giovanni, dopo aver affermato che “la Parola –Gesù- è stata fatta carne e ha abitato per un tempo fra noi, e noi abbiamo contemplato la Sua gloria, gloria venuta da presso al Padre…” (Giovanni 1,14),afferma pure che l’Unigenito Dio, il Figlio, ci ha fatto conoscere Dio che “nessuno ha mai visto”! (Giovanni 1,18).

 

L’Eterno Figlio di Dio, prima di attraversare la soglia dell’eternità e il tempo, rivolgendosi al Padre dice: “Ecco, vengo per fare la tua volontà…mi hai preparato un corpo…” (Ebrei 10,5-7).

Un mistero grande e incredibile! Un bambino nella mangiatoia: espressione di povertà (la ricchezza della povertà!!). Dio, in terra, sarà accolto da una coppia povera e da pastori analfabeti. Questi ultimi diranno: “Ecco il Cristo, è venuto!”

Pensiamo poi a Sua madre, mentre tiene in braccio questo bambino: “Ma come è possibile, Giuseppe, ho partorito un figlio, cresciuto mano mano nel mio grembo, che, in effetti, e il nostro Creatore!”

L’incarnazione! Un mistero!

Questo fanciullo sarà poi portato in una casa e lì (forse aveva già 2 anni) riceverà la visita dei re Magi (Matteo 2,9-11). Mentre all’età di 12 anni avrà già piena coscienza dell’opera che doveva svolgere per Suo Padre (Luca 2, 41-49).

Perché tutto questo? Perché Dio si è incarnato? Prima di raccontarvi una storia, vorrei puntualizzare che, mentre Giovanni Battista era la “voce” (Giovanni 1,23 cfr Matteo 3,3 qualsiasi profeta diceva: “Dio dice”), Gesù era la Parola, Dio stesso (Gv.1,1), poiché fu il solo che poteva dire:”Io vi dico” (vedi, ad esempio, Matteo cap.5).

C’era una volta un uomo che amava tantissimo gli animali. Viveva nei paesi del nord e, da buon naturalista, decise di trascorrere gli anni della pensione in aperta campagna, immerso nella natura. Quindi acquistò una cascina a dir poco stupenda, ben recintata con ampi spazi per mucche e cavalli, una stalla e tutto quanto necessitava ancora per ospitare ogni genere  di bestiole.

In una fredda e nevosa giornata d’inverno, stava in casa davanti al camino, “stuzzicando”  qualcosa, osservando attraverso la finestra la neve che scendeva dal cielo. Nevicava cosi tanto che, ad un tratto, degli uccelletti cadevano dai loro nidi: fatto che toccò profondamente il nostro amico. Non poteva e non riusciva a starsene là, immobile, davanti a tale “spettacolo”, perciò decise di fare qualcosa: aprì la grande porta della stalla (pensò: “Là c’é calore”) e invitò gli uccelli ad entrarvi. Ma niente! Cominciò a corrergli dietro, cercando di indirizzarli verso la stalla. Ma ancora niente! Correva dietro di loro urlando: “Nella stalla! Entrate là, nella stalla vi salverete!”. Purtroppo niente di niente! Ogni suo tentativo falli!

Stanco ed esausto, con le mani fra i capelli, disse: “Ah…,  se potessi diventare un uccello!! parlerei il loro linguaggio e, di certo, mi capirebbero!”.

Amici, è proprio ciò che Dio fece per mezzo dell’incarnazione. “Dopo aver parlato in molti modi e in molte maniere… è venuto a parlarci per mezzo del Suo Figlio Gesù Cristo…” (Ebrei 1,1-2).

Ascolta la Sua voce: parla proprio a te!


Il nostro Signore non solo è venuto a parlarci personalmente, ma ha dato Sé stesso per noi. Pensate, con la sola Parola, nella creazione, Dio ebbe delle creature… Per avere dei figli, ha mandato il Suo unico Figlio. Il Figlio di Dio divenne Figlio dell’uomo affinché noi,  figli degli uomini,  diventassimo  figli di Dio.

 

Da poco sono trascorse le festività pasquali, e tantissimi fedeli si sono recati in luoghi religiosi per “adorare”. Veri adoratori? Avrei seri dubbi.

Una samaritana fece una domanda a Gesù sul luogo in cui bisogna adorare... Il Signore rispose che il luogo è ovunque, e che “i veri adoratori adorano in spirito e verità”.

Gesù le disse: “Donna, credimi; l'ora viene che né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate quel che non conoscete; noi adoriamo quel che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità” (Giovanni 4,24). 

Ritornando sulle parole di Gesù: “Voi adorate ciò che non conoscete…” (Giovanni 4,22), bisogna qui precisare che i veri adoratori conoscono il Signore personalmente.

Cosa devi fare per conoscerlo personalmente?

 

Credere nel Suo nome: la potenza di questo nome che salva. L’Apostolo Pietro annunciò con piena convinzione che “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati (Atti degli Apostoli 4,12)

 

Credere nell’opera da Lui compiuta alla croce. Sempre Pietro affermò che Gesù, alla croce, “ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le sue lividure siete stati guariti”. (1 Pietro 2,24)

 

Confessare a Lui i tuoi peccati. La Bibbia afferma che “se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità”. (1 Giovanni 1,9)

 

Accettare il Suo dono.  Infatti, la Bibbia dice che  “è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi, è il dono di Dio” (Efesini 2,8), e che la salvezza  ci è più vicina che mai!

 

 

Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile! (2Corinzi 9,15)

Davide Martella