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Gesù pone l’esperienza della nuova nascita come un’assoluta necessità. Bisogna che nasciate di nuovo (v.7). Cioè: non può essere diversamente: nel Regno di Dio (in Paradiso) non vi entrerà una sola persona che non sia nata di nuovo.

 

Queste parole ad un uomo religioso, sincero e onesto, da comportamento morale ed etico elevato nonché teologo insegnante della Legge. Ciò nonostante il suo nome non si trovava scritto nel libro della vita di Dio[1], dove sono scritti i nomi di coloro che entreranno nella città celeste.

E tu, cosa pensi? Il tuo nome è scritto in quel libro? Puoi saperlo con certezza se ricevi Colui che “è venuto in casa Sua e i Suoi non l'hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l'hanno ricevuto Egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel Suo nome; i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d'uomo, ma sono nati da Dio” (vv.11-13), cioè: sono nati di nuovo.

Convinto della necessità di questa esperienza spirituale, per poter entrare nel Regno di Dio, Nicodemo vuole sapere da Gesù come nascere di nuovo, perciò chiede: Come possono avvenire queste cose?(v.9), cioè: “Come si può nascere di nuovo?”.

Gesù spiega come..., e per farlo utilizza come illustrazione un elemento tratto da un racconto dell’Antico Testamento, quando dice:  “e come Mosè innalzò il serpente nel deserto …” (v.14).

Ma prima di proseguire, è opportuno leggere il racconto evocato dal Signore.

 

Poi gli Israeliti partirono dal monte Or, andarono verso il mar Rosso per fare il giro del paese di Edom; durante il viaggio il popolo si perse d'animo. Il popolo parlò contro Dio e contro Mosè, e disse: «Perché ci avete fatti salire fuori d'Egitto per farci morire in questo deserto? Poiché qui non c'è né pane né acqua, e siamo nauseati di questo cibo tanto leggero». Allora il SIGNORE mandò tra il popolo dei serpenti velenosi i quali mordevano la gente, e gran numero d'Israeliti morirono.  Il popolo venne da Mosè e disse: «Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il SIGNORE e contro di te; prega il SIGNORE che allontani da noi questi serpenti». E Mosè pregò per il popolo. Il SIGNORE disse a Mosè: «Forgiati un serpente velenoso e mettilo sopra un'asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita». Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra un'asta; e avveniva che, quando un serpente mordeva qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita. (Numeri 21, 4-9)

 

Non c’era altro rimedio, offerto dal Signore, affinché l’Israelita morso dal serpente guarisse: guardare il serpente di rame, posto bene in vista su un’asta molto alta. “Non c’è rimedio -aggiunge Gesù a Nicodemo- per essere guariti dalla condizione di morte spirituale causata dal peccato, senza che il Figlio dell’uomo (tutto simile all’uomo) sia innalzato alla croce, portando su di Sé i peccati di tutti”.

Come ognuno che era stato morso doveva credere alla Parola di Dio annunziata da Mosè, uscire dalla propria tenda e rivolgere lo sguardo verso il serpente di rame (ogni altra soluzione era destinata a fallire), così ognuno che sente il peso di essere “morto nei falli e nei peccati”, deve credere che Gesù è la salvezza che viene da Dio, voltare le spalle al peccato e confidare (contemplare) in Lui per essere liberato dal morso velenoso del peccato. affinché chiunque crede in Lui abbia vita eterna.