Quando Gesù ebbe preso l'aceto, disse: «È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito (Gv.19,30).
Le parole dette da Gesù in croce sono sette:
Dio mio, Dio mio, perché …
Padre, perdona loro …
In verità, in verità …
Donna, ecco tuo figlio …
Ho sete
E’ compiuto
Padre, nelle Tue mani …
Nella descrizione di Giovanni, “è compiuto” sarebbe la terza parola che Gesù pronunciò alla croce, mentre nell’insieme dei vangeli sinottici, la sesta. Matteo e Marco riportano, ciascuno nel proprio Vangelo, il grido “Dio mio, Dio mio…”. Giovanni: “E’ compiuto”.
Voglio, in breve, considerare il significato di queste parole nel contesto del medesimo Vangelo.
Va subito detto che non hanno il senso di “tutto finito”, oppure: “Sono ormai giunto al capolinea”. Anche se in realtà qualcosa sta giungendo alla fine, non certo, però, nel senso di “termine”, bensì di “compimento”: di un’opera che giunge alla pienezza, alla perfezione.
Giovanni non ci riporta la parola di un uomo che assiste al Suo fallimento, la fine dei Suoi progetti, ma il grido di vittoria di chi ha dato tutto se stesso per compiere la volontà del Padre: l’opera di salvezza offrendo se stesso a morire sulla croce.
Leggendo il Vangelo di Giovanni, ci rendiamo conto del senso che stiamo dicendo sulle parole di Gesù in croce. Ecco alcuni esempi:
Giovanni 4,34 Gesù disse loro: “Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera sua”: è giunto il momento culminante della Sua opera che si identifica con quella del Padre;
Nel Suo insegnamento, Gesù si adegua perfettamente alla volontà del Padre. (Giovanni 7,17);
I segni miracolosi sono espressione della volontà del Padre. (Giovanni 9,31);
La Sua vita in dono per noi, per compiere la volontà del Padre (10,18);
Egli è interamente consacrato a compiere la volontà del Padre, e la Sua obbedienza perfetta rappresenta la risposta perfetta al Suo amore (15,10).
Alla croce il Suo amore raggiunge il vertice, con la morte, ma è proprio dalla morte che sboccia la vita. Gesù non rimane nella tomba! Il buio della tomba non può intrattenerlo! Risuscita trionfante sulla morte e sul male. E’ vivente, ed è pronto a venire a vivere nella tua vita.
Giovanni conclude (v.30) con le parole: “ … e chinato il capo rese lo spirito”.
Chinato il capo. Una frase piena di dolcezza e di significato. Abbiamo qui un atteggiamento di riposo, in attesa della resurrezione.
Rese. Intenzionalmente Giovanni scrive così, allo scopo di farci rendere conto una volta di più dell’azione volontaria di Gesù nel dare la Sua vita. Isaia scrive (53,12): “… ha consegnato sé stesso alla morte”. Lo fece per noi; fu il nostro sostituto.
Morendo, Gesù pagò con la propria vita innocente le colpe di noi tutti perduti, appunto, perché la paga del peccato è la morte(lettera di Paolo ai Romani 6,23), e cioè: la separazione da Dio. Gesù portò nel Suo corpo i nostri peccati sulla croce e, prima che la morte fisica, subì quella spirituale: la separazione da Dio: al posto nostro.
Amico, soltanto affidando a Gesù la tua vita, aprendoti a Lui con tutto te stesso, sarai salvato dalla triste conseguenza del peccato: non più separato da Dio, non più perduto, ma in una meravigliosa relazione con Lui da oggi e per l’eternità.
Concludo con un’ultima riflessione sul versettodi Giovanni, con una bella frase che lessi tempo fa. “Gesù, che durante il Suo ministero pubblico non aveva dove posare il capo (Evangelo secondo Luca 9,58), ora in croce può finalmente posarlo nel seno del Padre.”.
Davide Martella